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elenamia

3 origini differenti per 3 differenti tipi di gelsi

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Vi sono numerosi tipi di gelsi, se ne contano una quindicina in tutto, ma la coltivazione del gelso si è concentrata soprattutto su due tipi il gelso nero e il gelso bianco.
Il gelso nero,coltivato per la sua frutta e conosciuto in Europa prima dell’epoca romana, e il gelso bianco importato dalla Cina alla fine del 1400 quando, nel continente europeo, si diffuse l’allevamento del baco da seta.
Il gelso rosso, un altro tipo di gelso le cui bacche sono commestibili, è nativo degli Stati Uniti ed è molto diffuso in gran parte del Nord America, dal fiume Ontario sino alla California e al Texas.
Il gelso nero è originario dell’Asia Minore, più precisamente delle zone montuose della Mesopotamia, dove ancora oggi si possono trovare esemplari selvatici.
Diffuso e coltivato in tutta l’Asia Minore la coltivazione del gelso nero è redditizia in quei paesi perché se ne ricava frutta molto apprezzata e numerose varietà evidenziano la grossezza, l’abbondanza e la dolcezza della frutta di questa pianta.
Il gelso nero era conosciuto in Europa sia dai greci che dai romani e veniva coltivato non solo per la sua frutta ma anche come pianta officinale.
Lo scienziato romano Plinio raccomandava i suoi frutti che insieme a miele, zafferano e mirra, formavano una mistura efficace per combattere il mal di gola e i disturbi di stomaco.
coltivazione del gelso. Il poeta romano Ovidio nelle sue “Metamorfosi” narra una leggenda che ha come protagonisti una pianta di gelso e due giovani che si amavano.
Purtroppo il loro amore era osteggiato dalle rispettive famiglie e i due innamorati si davano segretamente appuntamento presso una fonte ombreggiata da un grande gelso.
Un giorno la giovinetta, che si chiamava Tisbe, giunse per prima alla fonte ma fuggì spaventata vedendo un leone.
Nella fuga lasciò cadere il velo che la copriva e la belva si avventò sulla stoffa macchiandola del sangue di una preda che aveva da poco uccisa.
Quando il ragazzo, che aveva nome Piramo, vide il pezzo di stoffa insanguinato credette che la sua innamorata fosse stata uccisa e disperato si trafisse il cuore con la sua spada.
Il suo sangue schizzò sulle more del gelso bagnandole.
Quando Tisbe tornò alla fonte e vide il corpo del suo amato disperata gridò all’albero “per sempre i tuoi frutti saranno di colore scuro per ricordare due innamorati che ti bagnarono con il loro sangue”.
Poi disperata si trafisse con la stessa spada che aveva ucciso il suo innamorato.
Ovidio attribuisce a questa leggenda un’origine asiatica perché la pianta del gelso era comune in Asia Minore.
Questo racconto era così popolare in epoca medioevale che venne ricordato da Dante nel “Purgatorio”.
Nel Medioevo il gelso nero fu tenuto in grande considerazione ed era incluso nella lista di piante utili che un re come Carlo Magno aveva fatto stilare.
Nel corso dei secoli questa pianta rustica e produttiva è stata apprezzata come pianta medicamentosa e per la sua frutta.
La mora del gelso nero non solo veniva mangiata fresca ma era trasformata in confetture, con il liquido prodotto e fatto fermentare se ne faceva una bevanda simile al vino, si producevano con i suoi frutti dei liquori e uno sciroppo dal gusto acidulo molto dissetante.
Le foglie di questa pianta servirono anche per nutrire i bachi da seta che non le gradivano molto preferendo le foglie di un altro tipo di gelso, quello bianco ed è per questo motivo che in Europa iniziò la coltivazione del gelso bianco.

www.lepiantedafrutto.it


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