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Torna al Forum(RACCOLTA) UN DOLCE PER SAN MARTINO
Creata da pippa73
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1268
2 anni
Dopo le ricorrenze di Ognissanti e il Giorno dei Morti, il mese di novembre prevede in calendario un altro avvenimento importante e che si festeggia in tutta Italia.
La Festa di San Martino si celebra il giorno 11 novembre ed è molto sentita in varie zone della nostra Penisola.
Da Nord a Sud, sono tantissime le tradizioni, gli usi e i costumi legati alla Festa di San Martino.
La Festa che concilia fede cristiana e liturgia con veri e propri rituali profani della vita contadina. Come l’apertura delle botti di vino novello dopo il periodo della vendemmia.
Facciamo un viaggio nelle tradizioni e nella gastronomia della nostra terra?
Vi invito a postare in questa raccolta i link delle vostre ricette per questa ricorrenza...
La Festa di San Martino si celebra il giorno 11 novembre ed è molto sentita in varie zone della nostra Penisola.
Da Nord a Sud, sono tantissime le tradizioni, gli usi e i costumi legati alla Festa di San Martino.
La Festa che concilia fede cristiana e liturgia con veri e propri rituali profani della vita contadina. Come l’apertura delle botti di vino novello dopo il periodo della vendemmia.
Facciamo un viaggio nelle tradizioni e nella gastronomia della nostra terra?
Vi invito a postare in questa raccolta i link delle vostre ricette per questa ricorrenza...
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che ne pensate di questa raccolta?
È una bellissima rappresentazione e sfilata fatta insieme ai bimbi che realizzano a mano le lanterne per la sfilata. Il tutto per augurare un buon inizio alle festività natalizie.
Si usa preparare per questo giorno le focacce, in particolare quella con " spunzali" un tipo di cipolla che non sono i porri, poi c'è chi fa anche le pettole e le castagne.
Martino di Tours è stato un vescovo cristiano vissuto nel IV secolo d.C. nato in una regione dell’Impero Romano che oggi corrisponde all’Ungheria. Figlio di un veterano, Martino si arruolò per seguire le orme di suo padre e, come membro dell’esercito romano, venne dirottato in Gallia. Fu proprio lì che la sua vita cambiò per sempre incontrando la Fede.
Secondo la tradizione, durante una ronda a cavallo, Martino notò la presenza di un mendicante in cattive condizioni di salute e molto infreddolito. Mosso da pietà, Martino tagliò a metà il suo mantello e lo divise con lui. Quella notte gli apparve in sogno Gesù Cristo e, da allora, Martino decise di intraprendere il cammino della Fede diventando un cristiano. 20 anni dopo, lasciò l’esercito e decise di dedicarsi interamente alla vita monastica. Sono noti i suoi viaggi in giro per l’Europa finalizzati a diffondere la parola di Gesù e a convertire i pagani. Specialmente nelle campagne e tra i contadini, per cui ebbe sempre una particolare attenzione. Nel 371 d.C., Martino divenne Vescovo di Tours e compì svariati miracoli che dopo la morte gli fecero guadagnare la santificazione.
ABRUZZO
Nella regione, la festa ha un significato strettamente legato alle tradizioni agricole: un capodanno rurale celebrativo, a suon di vino novello e castagnate, dei contratti agricoli, da sottoscrivere a vendemmia conclusa, con le olive in frantoio e con la messa a riposo dei campi.
San Martino, pare essere il protettore dei… cornuti
C’è un aspetto decisamente più folkloristico, legato all’infedeltà.
San Martino sarebbe infatti il protettore dei mariti traditi in base ad una leggenda che vuole la sorella di San Martino sottrarsi allo sguardo del proprio marito e del fratello religioso e commettere adulterio. Ma c’è anche una spiegazione più mitologica: il Dio della guerra Marte divenne l’amante di Venere, Dea della bellezza. I due amanti furono sorpresi da Vulcano, Dio del fuoco e marito di Venere. Furente dalla rabbia, Vulcano rinchiuse i due amanti in una rete di ferro per mostrare a tutti gli Dei il torto subito e averne comprensione. Libererà poi i due amanti solo grazie all’intercessione di Nettuno.
Sembra che già prima dell’ ‘800, in questo giorno, si svolgessero feste in cui si faceva sfilare il bestiame con le corna per propiziare la fertilità.
Ancora oggi la tradizione si rinnova, a SAN VALENTINO IN ABRUZZO CITERIORE (Pescara) con una processione in cui tutti indossano delle corna. In questo paese si porta in processione anche la “Reliquia”, una sorta di simbolo fallico coperto da un velo, accompagnato per le vie del paese dall’ultimo degli sposati dell’anno precedente. Durante il corteo, poi, la “reliquia” viene scoperta e passata in consegna allo sposo più recente.
Anche nell’aquilano si venera San Martino: è Santo Patrono di GAGLIANO ATERNO , dove lo si festeggia con musica e un pranzo sociale a base di polenta, salsicce, spuntature, castagne e vino novello.
A SCANNO, il giorno di San Martino, i giovani danno fuoco alle “Glorie di San Martino"
Si tingono il volto con il carbone e improvvisano canti e balli, inneggiando alla propria contrada intorno ai “palanconi”, alte cataste di legna e sterpaglie costruite nelle alture a cui viene dato fuoco. Una volta bruciato, il palancone viene offerto alla sposa novella che offre vino e dolci a tutti. I falò sono così luminosi e così alti (anche 20 metri) che si vedono anche a distanza e le contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e durevole.
Sempre a Scanno si possono mangiare, a San Martino, le PIZZE CON I QUATTRIN: proprio perché San Martino è il santo dell’abbondanza, si mangia questa tipica focaccia a base di farina gialla, miele, noci e fichi secchi e che nasconde una monetina al suo interno.
L’abbondanza, la fertilità, la dispensa piena, in poche parole, tornando indietro di generazioni: e il detto “Ci sta lu sante Martino” sta proprio a significare che in una casa, ringraziando il cielo, non mancano le provviste.
Ricordate i tumulti per il pane ne I promessi Sposi? Sapete quando avvennero? Proprio nei giorni 11 e 12 novembre 1628. Per questo è nota come “tumulto di S. Martino” o “rivolta del pane”. Manzoni ce la descrive nei XI, XII e XIII del romanzo.
A SANTARCANGELO DI ROMAGNA c’è la tradizionale Fiera di San Martino.
A RAGUSA, in Sicilia, si tiene la della Festa della Frittella, altro cibo tradizionalmente consumato a San Martino.
A GIFFONI SEI CASALI, nel salernitano, si festeggia il Santo di Tours con musica, cibo ed arte durante l’evento San Martino castagne e vino.
A BIASSONO, in Brianza, invece, la Fiera di San Martino è una vera e propria fiera agricola dei giorni nostri.
Non si può non citare la celebre poesia di Carducci, che intitolata al Santo ci parla di mosto, di nebbia, di autunno e caldarroste, tutto ciò che il nome San Martino evoca nella tradizione.
SAN MARTINO
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
A monticelli d'ongina (pc) fanno i carri di s.Martino con personaggi in costume agricolo e per il paese vengono riproposti gli antichi mestieri come il maniscalco o la cardatrice e ci sono i rimorchi pieni di mobili rurali vecchi per rievocare i traslochi
C'è una canzone, una filastrocca, che anni fa tutti i bambini veneziani conoscevano e cantavano, indossando un mantello rosso, accompagnandosi con vecchie pentole, coperchi, mescoli di legno e quant'altro potesse fare confusione, la vigilia di san Martino, festa che concludeva l'anno agricolo.
Nella tradizione cristiana questa data rappresentava il penultimo giorno prima del periodo di penitenze e digiuni che precedeva il Santo Natale.
Un tempo erano i popolani e i più poveri che andavano girando per le vie e le calle e i campi di Venezia con il grembiule vuoto, porgendolo per ricevere salame e prosciutto in memoria della generosità di San Martino.
Molto probabilmente l'origine geografica del canto è l'entroterra veneziano, la campagna.
È un canto di questua in quanto i bambini (i putei) si fermavano davanti a negozi e abitazioni e continuavano a cantare, battendo la "batteria" casalinga, finché non ricevevano qualcosa; " ... e col nostro sachetin, ve cantemo el San Martin" è il ritornello.
Il testo del canto recita così:
San Martin xè andà in sofita
par trovar la so noviza;
so noviza no ghe giera,
San Martin xè andà par tera.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Su 'sta casa ghe xè do putele
tute risse e tute bele
col viseto delicato
suo papà ghe lo gà stampato.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Siora Cate xè tanto bela
in mezo al peto la gà 'na stela,
se no la gavesse maritada
so papà no ghe l'avaria dada.
E col nostro sachetin,
ve cantemo el San Martin.
Siora Lussia la fassa presto
ch'el caigo ne vien adosso,
el ne vien adosso sul scarselin,
siora Lussia xè San Martin.
La leggenda relativa alla costruzione del ponte del diavolo (PONT SAINT MARTIN) ad Aosta è molto nota in Valle d’Aosta. Questo ponte era assolutamente necessario per l’attraversamento del vorticoso torrente Lys. Gli abitanti del piccolo paese erano, infatti, spesso vittima di incidenti causati dalla malandata passerella in legno che serviva per il passaggio da una riva all’altra. Le numerose vittime spinsero i paesani ad organizzare una colletta per la costruzione di un ponte, ben più sicuro. Ma nonostante il contributo di alcuni signori locali e del parroco, il denaro racimolato non si avvicinava minimamente alla spesa da affrontare e così i cittadini cominciarono a rassegnarsi all’idea di dover rischiare la vita a ogni passaggio.
Un giorno, tuttavia, durante un’assemblea si fa avanti un generoso forestiero, che si offrì di pagare per intero le spese per la costruzione. Questo misterioso personaggio altri non era se non il demonio, che in cambio chiese di prendere l’anima della prima persona che avrebbe attraversato il nuovo ponte. I partecipanti all’assemblea, esasperati, accettarono l’offerta, promettendo di non rivelare ai loro compaesani il terribile compromesso avallato. Ma sappiamo bene che quando il paese è piccolo, la gente mormora, e così l’accordo venne presto svelato. Va da sé che nessun cittadino aveva il coraggio di attraversare il ponte e il diavolo, che già pregustava la conquista di un’anima, andò su tutte le furie e decise di punire la popolazione.
L’economia di tutto il paese, infatti, andò in malora. Le bestie si ammalarono, le piante da frutto marcirono, e una violenta carestia impazzò per lungo tempo. Fu così che il parroco, disperato, chiese aiuto ad un eremita che viveva nel santuario di Nostra Signora della Guardia, situato in un bosco vicino. Questo eremita era Martino, che sarebbe presto diventato vescovo di Tours e santo. Il religioso invitò tutta la popolazione nei pressi del ponte la mattina seguente, portando con sé un cane affamato. Al suono della campana dell’Angelus Martino lanciò dall’altra parte del ponte un pezzo di pane.
La bestia, accecata dalla fame, fece per correre verso il tanto bramato pasto, ma venne afferrato dal diavolo che, vistosi deriso e preso in giro, scomparve tra urla e fiamme, tirando un calcio al ponte, provocando una crepa che ancora oggi è ben visibile. Enormi furono i festeggiamenti, durati tre giorni e tre notti. Martino venne portato in trionfo dagli abitanti, ma ben presto abbandonò il paese per tornare al suo modesto rifugio. La gente, però, non dimenticò il suo gesto provvidenziale, e diede al ponte il nome di Pont Saint Martin. E ancora oggi gli aostani si tramando la leggenda del ponte del diavolo, che quel giorno subì l’umiliazione di essere beffato dall’uomo.
Da noi San Martino si festeggia con molte pietanze...si arrostisce salsiccia insieme ai CALICEDDI (è una verdura tipica delle nostre parti selvatica a certi versi assomiglia alle segale) si aprono le botti di vino novello e si conclude con un dolce alle castagne da noi chiamato CASTAGNACCIO.
Da noi San Martino si festeggia con molte pietanze...si arrostisce salsiccia insieme ai CALICEDDI (è una verdura tipica delle nostre parti selvatica a certi versi assomiglia alle segale) si aprono le botti di vino novello e si conclude con un dolce alle castagne da noi chiamato CASTAGNACCIO.
Da noi San Martino si festeggia con molte pietanze...si arrostisce salsiccia insieme ai CALICEDDI (è una verdura tipica delle nostre parti selvatica a certi versi assomiglia alle segale) si aprono le botti di vino novello e si conclude con un dolce alle castagne da noi chiamato CASTAGNACCIO.
Io sono veneta. San Martino è patrono della parrocchia del mio paese. Quindi l'11 novembre è gran festa, soprattutto per i bambini che fanno un giorno di vacanza. Ogni anno viene organizzato per le vie del paese un mercatino con bancarelle di fiori, artigianato, prodotti tipici del posto e tanto altro. E' usanza che a seguito della messa serale tutti i bambini si ritrovano nella piazza perché arriva San Martino a cavallo. Nelle pasticcerie si può trovare il dolce tipico della festa, il "Dolce di San Martino".
A me piace farlo a casa ogni anno, vorrei condividere con voi la mia ricetta: https://www.dolcidee.it/ricette/dolcine/dolce-di-san-martino-4
Non so quest'anno come festeggeremo questa ricorrenza, continuiamo comunque a seguire l'esempio di vita di San Martino di Tours.
https://www.dolcidee.it/ricette/dolcine/biscotti-morbidi-di-san-martino#answer-15208492
VENETO
Oltre all’oca, nel VENETO e nell’Istria per San Martino si mangiano dindi (tacchini) e fagiani, accompagnati dalla polenta di grano saraceno, lepri cotte in agrodolce o in savor.
L’usanza di mangiare l’oca sarebbe da rispettare per avere fortuna.
Il proverbio recita “Chi no magna l’oca a San Martin nol fa el beco de un quatrin!”.
a VENEZIA e provincia si prepara inoltre il tradizionale dolce di san Martino, il GALETO : biscotti a base di farina di mais, si modella con la pasta frolla la forma del santo (soldato) a cavallo con spada e mantello, guarnito con glassa di zucchero colorata, praline, caramelle e cioccolatini, regalati ai bambini per ricordare la questua del santo.
Più anticamente, veniva realizzato un dolce a base di cotognata, detto “San Martino di cotognata” , preparato con la marmellata di mele cotogne molto asciutta e stampata, come fosse una moneta coniata, in medaglioni di 10-20 cm che presentavano un disegno del santo. Tali medaglioni erano poi decorati con un fiocco di nastro rosso.
Martino aveva della sua missione di “pastore” un concetto assai diverso da molti vescovi del tempo, uomini spesso di abitudini cittadine e quindi poco conoscitori della campagna e dei suoi abitanti.
Uomo di preghiera e di azione, Martino percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori, dedicando particolare attenzione all’evangelizzazione delle campagne.
dunque il culto di San Martino è da sempre legato alla tradizione contadina; in questo periodo i vigneti aprono le loro botti per assaggiare il vino novello.
È conosciutissimo, a tal proposito, il detto “A San Martino ogni mosto diventa vino”, e, in questi giorni, nell’antichità, si svolgevano grandi fiere di bestiame. Il nome Estate di San Martino, invece, è legato a un’altra tradizione. In quella settimana, solitamente, l’autunno diventa più mite e non di rado le giornate sono molto soleggiate, come in una sorta di estate autunnale.
La Festa di San Martino, oltre a celebrare l’assaggio del nuovo vino, è sempre stata legata all’abbondanza di cibo e alla riconoscenza dei contadini alla Terra per i suoi frutti con lauti pranzi e la consumazione della già citata oca.
EUROPA
Il culto di questo Santo è diffuso in tutta Europa, tante le tradizioni e le ricorrenze legate alla figura dell’ex soldato.
in BOEMIA, dalle oche mangiate si traggono le previsioni per l’inverno: se le ossa spolpate sono bianche, l’inverno sarà breve e mite; se scure è segno di pioggia, neve e freddo.
gli SVIZZERI per San Martino mangiano oca ripiena di fette di mele, mentre in GERMANIA si farcisce con artemisia profumata, mele, marroni glassati col miele, uva passita e le stesse interiora dell’animale.
i bambini delle FIANDRE e delle aree cattoliche della Germania e dell’Austria, nonché dell’Alto Adige, partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne.
In anni recenti la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi.
Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca, perché secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.
In questi giorni si assaggia anche il vino novello, infatti, è il momento della cosiddetta “svinatura” ossia quando il mosto termina il periodo delle fermentazione e il vino nuovo è pronto per essere degustato, e si preparano i vigneti per l’anno nuovo: infatti si potano le viti e si prepara il terreno attorno alla vite: "Chi vuol far buon vino, zappi e poti nei giorni di San Martino" (dice un proverbio)
Era un tempo di grandi baldorie "favorite" dal vino vecchio, che proprio in questi giorni occorreva finire per pulire le botti e lasciarle pronte per la nuova annata.
Anche per i bambini il giorno di San Martino era una festa importante. Infatti il santo portava loro regali, scendendo dal camino e, se avevano fatto capricci, lasciava una frusta ammonitrice, detta in Francia Martin batono martinet.
Sicuramente l’usanza di imbandire enormi tavolate per San Martino è riconducibile alle origini “pagane” di questa festa, che andò a sovrapporsi e a sostituire i festeggiamenti dei Celti per Samuin.
MOLISE
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In Molise si prepara la tradizionale Pizza di San Martino, una pizza salata che viene condivisa con tutta la famiglia e nella quale vengono introdotti durante la preparazione, dei semini particolari, ad ognuno dei quali è associato un significato preciso. Una tradizione che moltissime famiglie molisane ancora ripetono di anno
Quando ci si riunisce intorno al tavolo ogni membro della famiglia ne prende un pezzetto e grandi e piccoli si divertono a scoprire quale semino è nascosto nella propria porzione, ricordandone il relativo significato. Trattandosi di una ricetta molto antica capite bene che ognuno la realizza un po’ a modo proprio, sia per quanto riguarda le dosi degli ingredienti che la scelta dei semini.
I semini che ancora oggi si usa per prepararla e i rispettivi significati sono:
La fava= la regina della casa
La ghianda= il maialetto
L’orzo= l’asino
I semi di zucca= il bugiardo
L’acino d’uva= l’ubriacone
La moneta= colui che avrebbe dovuto comprare la carne per la domenica successiva
Il miglio= lo spazzino
Il cece= colui che deve portare da bere
Il fagiolo= il cornuto
Il grano= colui che deve seminare
Il chicco di mais= colui che dovrà zappare
La cicerchia= il petomane.
La Sagra della “Pizzetta ‘e vino cuotto” , si svolge in occasione della festa di S. Martino (11 novembre). Di sera, ed in diverse sere successive, vengono allestiti stand gastronomici, mostre di artigianato, spazi di spettacolo e di intrattenimento: tutto si svolge nelle strade e nei cortili dell’antico quartiere di S. Martino, nella suggestiva cornice del borgo, grazie anche ad una caratteristica illuminazione realizzata con damigiane “nude”. Tra le varie delizie che si possono gustare (primi piatti caserecci, carne alla brace, dolci e caldarroste), trionfa la “pezzetta”.
Ecco l’antica ricetta della “pezzetta”:(in pochi cenni, e senza svelare quantità, tempi e modi che devono, ovviamente, ancora rimaner segreti…)
Far bollire il mosto per…circa tre ore.Versare le noci tagliuzzate e attendere la loro cottura.Aggiungere mele cotogne e zucche tagliate a dadi.Aromatizzare il tutto con pezzetti di buccia di mandarino.Versare molto lentamente la semola e mescolare continuamente fino a rendere l’impasto molto denso.Il tutto, ben cotto, si versa nella “tavota” (un lungo tavolo rettangolare della larghezza di 40 cm. E chiuso ai lati) impregnata di semola o di farina di granone.Quando il contenuto si è completamente raffreddato, si taglia in pezzi di varie forme (rettangolari, triangolari, esagonali, ecc…).Tutti i pezzetti vanno messi nel forno a temperatura non molto elevata.Lasciar cuocere fino a raggiungere una certa consistenza, e senza che vada persa la morbidezza della “PEZZETTA”.
I “Weckmänner” sono biscottoni tedeschi a forma di omino, con la pipa in bocca, che si preparano per san Martino. Per il tradizionale Weckmann, la pasta è modellata a mano a forma di omino, e con l’uvetta o i mirtilli secchi si fanno occhi e bottoni della giacca. In Germania si trovano facilmente le pipe in terracotta per decorarli, ma è molto difficile trovarle altrove.
e da allora ogni anno, a ricordare l'avvenimento, un’oca veniva arrostita.
Ma c'è anche un motivo molto più pratico. Nella tradizione contadina, come già detto, l’11 novembre si chiudevano i vecchi contratti agricoli, ma se ne aprivano anche di nuovi. Agli inizi di Novembre quindi i contadini pagavano la decima ai Signori, spesso e volentieri con i prodotti della terra o del bestiame. Per eliminare quei capi di bestiame che sarebbero stati solo di peso durante l’inverno, succedeva che alla fine molte oche venissero offerte e a Novembre si mangiasse molta carne d’oca. E va detto che l’oca rappresentava, assieme al maiale, la riserva di grassi e proteine durante il periodo invernale del povero contadino.
oltre all'oca ripiena, ci sono molte altre ricette collaterali che vedono l'uso di parti dell'oca o di grasso di oca tra gli ingredienti.
CALABRIA
Le San MARTINE, sono dolci tipici calabresi che si iniziano a preparare dal giorno di San Martino fino a tutto il periodo Natalizio.
Sono dei dolci molto sostanziosi (come tutta la gastronomia calabrese!), fatti da un guscio di pasta che racchiude un morbido ripieno di fichi, frutta secca, uvetta e cacao. L’ingrediente principale delle San Martine sono i fichi secchi, prodotti rigorosamente come facevano le nostre nonne: lasciati seccare all’aria, coperti da un velo leggero per proteggerli dagli insetti.
SICILIA
nel RAGUSANO, le "Frittelle di San Martino" viene dato a dei dolci fritti di pasta lievitata, simili alle castagnole (alle sfinge siciliane realizzate per il Carenvale) nell’aspetto e alle ciambelle di patate nel gusto! Arricchite dalla presenza dei semi di finocchio.
nella tradizione della regione sono tanti i proverbi che raccontano la festa di San Martino, a partire da “A San Martino ogni mustu diventa vinu”.
Nelle zone interne dell’isola la produzione del vino novello si intreccia anche alla tradizione del maiale, infatti, un altro proverbio dice “A San Martino s’ammazza lu porcu e si sazza lu vinu”.
Anche per la festa di San Martino in Sicilia non mancano i piatti tipici e i dolci della tradizione a partire dai biscotti di San Martino con i semi di anice, chiamati TRICOTTO perché cotti tre volte.
A PALERMO si preparano i biscotti di San Martino “abbagnati nn’o muscatu” (inzuppati nel vino moscato di Pantelleria), solitamente secchi,croccanti, duro a forma di pagnottella rotonda grande come un’arancia e l’aggiunta nell’impasto di semi d’anice (o finocchio selvatico o cannella) che conferisce loro un sapore e un profumo particolare.
La tradizione siciliana infatti vuole che i biscotti di San Martino, nella loro versione classica, si intingano nel vino novello o nel moscato ma i più golosi hanno dato vita ad una versione più stuzzicante che prevede la farcitura dei biscotti con una deliziosa e aromatica crema di ricotta, un'altra versione ha il ripieno di marmellata.
Altre versioni più morbide di questi biscotti chiamati anche “Sammartinelli” sono il RASCO e il biscotto decorato con glassa e zucchero.
era prassi che le famiglie più abbienti offrivano questi biscotti alle persone di servizio e ai vicini più bisognosi in segno di devozione.
Tra le altre specialità della tradizione preparati in alcune parti dell’isola c’è anche il PANE DI SAN MARTINO, una panella di pane tonda arricchita anch’essa dai semi di finocchio; mentre nelle zone in cui è protagonista anche il maiale non mancano i piatti al ragù di suino nero dei Nebrodi e le salsicce con i caliceddi (cavolicelli).
nelle MARCHE e in particolare ad Ascoli Piceno, la tradizione vuole tutti riuniti intorno a un tavolo per pranzetti a base prevalentemente di carne di maiale alla brace e vino nuovo e caldarroste.
Le tradizioni del NORD ITALIA
Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc) avevano inizio (e fine) l’11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l’inverno.
Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l’11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all’altro, facendo “San Martino”, nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco.
Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord “fare San Martino"
Faa Sàn Martéen o fàa Sàn Martín in lombardo,
fèr Sàn Martèin in modenese-emiliano,
far San Martìn in veneto
mantiene il significato di traslocare
Soprattutto al NORD, oltre al vino e alle caldarroste, San Martino è il giorno in cui si consumano anche piatti a base di maiale e oca.
quindi In FRIULI VENEZIA GIULIA, VENETO, LOMBARDIA e EMILIA ROMAGNA sono i menù con l’oca ad andare per la maggiore, mentre in ALTO ADIGE non mancano le aggiunte di speck e carne affumicata.
in PIANURA PADANA, si prepara la tradizionale cassoeula – ossia uno stufato di verza e carne di maiale – cucinato e rivisitato con la carne d’oca (chiamata anche bottaggio).
in EMILIA ROMAGNA affermano infatti che Par Sa’ Marten u s’imbariega grend e znèn, cioè per San Martino s’ubriaca il grande e il piccino
in EMILIA ROMAGNA si prepara addirittura un piatto legato alla patria di origine di San Martino, la Pannonia;
a CASALECCHIO SUL RENO è tradizione mangiare gulash per San Martino.
PUGLIA
In questa ricorrenza molte famiglie macellavano il maiale per farne prosciutti, salami e salsicce. Questa tradizione è ancora viva in alcuni centri agricoli.
in alcune zone, in particolare quella barese, l’11 novembre è la giornata delle frittelle di San Martino, panzerotti fritti con ripieni d’ogni genere.,
La tradizione dei “fritti” per San Martino si lega a un altro prodotto tipico di questo periodo: l’olio di oliva NUOVO!
a MARTINA FRANCA , nel tarantino si tratta della festa principale, con tanto di sagra, fiera degli animali e immancabile capocollo a tavola.
Nel Salento, in Puglia, si consumano soprattutto vino e pittule – delle frittelle salate di pasta lievitata che vengono condite solitamente con verdure
- a SALLE, in provincia di Pescara, per l’occasione si mangia la “pizza di San Martino”,
infatti per tutto il mese di Novembre, tradizione vuole che le famiglie si riuniscano tutti i venerdì del mese, ogni volta a casa di un ospite diverso, per consumare insieme la tradizionale Pizza di San Martino, accompagnata da formaggio pecorino e da un buon bicchiere di vino novello, secondo il detto: "a San Martino, pizza, cacio e vino"
Gli ingredienti per la ricetta della “Pizza di San Martino”? sono pochi ma buoni:
uova, zucchero, olio, acqua o latte, lievito, farina, anici
- a NERETO, in provincia di Teramo, si usa preparare il tacchino alla neretese. Il tacchino viene insaporito con aglio e rosmarino, arrostito e servito a tutta la popolazione il giorno di San Martino, insieme al vino e alle castagne.
- in molte città il giorno di San Martino, la tradizione impone il consumo di oche (o maiale), castagne e vino, polenta e castagne, ma anche pollo o tacchino con castagne, verze stufate e insalata di cavoli!
- ho già parlato delle "glorie" di SCANNO
e della "processione dei cornuti" che troviamo anche a PESCASSEROLI
- in provincia di Chieti si trova il vivace paese di CASOLI,, dove, tra le numerose manifestazioni, per l’11 novembre si organizza una processione molto particolare.
Infatti si trascinano per le vie del paese “le ciuocchele”, in italiano “ciottoli”. Un allegro corteo attraversa il borgo trascinando barattoli e ciottoli legati insieme con un filo. Il frastuono è assordante, ma il divertimento è garantito!
Alla fine del corteo, si può partecipare ad una bella festa, con musiche popolari, castagne e vino per tutti
Per quanto riguarda la Sardegna, San Martino (Santu Martinu o Santu Martì) è ricordato e celebrato in numerosi centri, tra i quali ricordiamo SANLURI: qui si festeggia con su fogadoni, grande fuoco che viene acceso in suo onore, e con la preparazione de sa fa buddia (le fave lesse).
Santu Martinu è ricordato anche perché, patrono di vendemmiatori e viticoltori, presenzia alla nascita del vino novello. In sardo ancora oggi si dice A Santu Martinu in dònnia carrada est prontu su binu (A San Martino in ogni botte è pronto il vino).
La festa di San Martino è una festa della luce. L’inverno, col suo carico di freddo e di giornate buie, trova il suo antagonista in una figura forte e lucente. Le lanterne e il calore della famiglia si oppongono così al rigido periodo invernale e alle giornate di pioggia, ai tuoni e ai fulmini. Non è un caso quindi che in Sardegna San Martino, sia invocato come protettore dai fulmini.
Tra le filastrocche magiche, is brebus, da recitare in lingua sarda contro fulmini e tuoni c’è sicuramente quella delle 12 parole di San Martino: is doxi peràulas de Santu Martinu. Come al solito, ne esistono diverse varianti.
in questa regione l’11 di novembre si regalano agli sposi novelli i “papassinos”, biscottini tradizionali confezionati con uva passa.
Si tratta di deliziosi biscottini rustici e croccanti dalla tipica forma romboidale sormontati da una candida glassa guarnita con colorate codette di zucchero che i sardi chiamano “cappa”. Il termine papassini deriva dalla parola papassa, che in dialetto sardo significa uva passa, ingrediente immancabile in questi dolcetti dai semplici sapori. Le origini antiche e casalinghe di questa ricetta sono tradite dalle sfumature che si ritrovano nella varie ricette diffuse in tutta la regione. Tra le diverse versioni ne esiste una che prevede nell’impasto la “sapa”, uno sciroppo d’uva zuccherino che si ottiene dal mosto appena pronto e che conferisce un aroma unico a questi biscotti autunnali, buoni e genuini
guarnito con dolcetti e cioccolatini
Con calma leggerò bene tutte le curiosità e tradizioni che hai inserito ;-)))
buona giornata!!! :-*
spero di essere stata esaustiva nel proporre le tradizioni da nord a sud...
Spero che concluso magari questo periodo, fine accademia etc, vengano apprezzati maggiormente... perché davvero si percepisce il tuo impegno e passione...😊💖😘
Impegno, dedizione e nuovi argomenti!!!! Bravissima, quindi non demordere😉 buon sabato cara😘
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buon pomeriggio
E non dimenticare di lasciare il tuo contributo di Carnevale anche nella mia stanza........
Passo anche da te con il mio contributo...😂😂😂 😛😛😛
ti auguro un buon pomeriggio
ripropongo per le nuove dolcine, questo mio vecchio post che parla delle tradizioni italiane per San Martino
vi invito a leggerlo, grazie